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06:15
by emi.
Ai ContrAzione
Stavo leggendo su Blow Up la recensione della raccolta dei Negazione, gruppo che non mi ha mai fatto impazzire, tutt’altro; ma la cosa mi ha fatto venire in mente i loro concittadini ContrAzione (e qui avrei voluto mettere un bel link, ma in linea non ho trovato niente). Ho una cassetta con la discografia completa uscita per Il Seme D.I.Y. qualche anno fa, me la sono riascoltata.
Veloci come volevano gli stilemi hardcore del tempo, ma capaci lentezze insostenibili, caotici, con le due voci che spesso sovrappongono grida e parlato, i testi in cui ricorrono, fra il sogno e la realtà, strade e muri, cemento e asfalto e l’ossessione della fuga, industriali senza essere industrial, i ContrAzione sono la musica di/per Torino. La stessa aria densa che forma la città e si respira nelle strade, le stesse tinte pastose dei palazzi, misto di polvere e sudore, si ritrovano nella loro musica, perché, respirandola ogni giorno, il gruppo ne ha colto l’anima più a fondo di quanto avrebbe mai potuto fare un qualsiasi studio urbanistico o antropologico. “Le strade scorrono sotto i piedi fino alla mente, fiammeggiano nel campo oscuro dei pensieri allucinanti, l’aria è come un risuonare di grida: le strade iniziano a contorcersi e annodarsi fra di loro. Una ragazza esplode nell’angolo della strada: le viscere ghiacciate ricadono sull’asfalto rovente”.
E come Torino, forgiata attraverso i secoli da un potere oppressivo e resa viva dai tentativi di sfuggire a questa oppressione, la musica dei ContrAzione unisce e trascendo il bello e il brutto per raggiungere l’espressivo, il significante; ed è come se, in una specie di simbiosi, Torino parlasse attraverso le loro voci. Ennesima creazione, attraverso il conscio e l’inconscio degli autori, di una città che perpetra sé stessa e il proprio mito. “La metropoli si contorce, sirene, rumori e sangue nella notte. Stato violenza, questo è il suo scenario. Potere violenza, questo è il suo scenario”.
Poi, dato che ogni vera espressione artistica (e questa è cosa assolutamente umana) non si sviluppa mai su un unico piano, nelle canzoni dei ContrAzione questa realtà a volte scompare e, come in una dissolvenza incrociata, Torino diventa simbolo di ogni città, metafora di ogni potere che opprime, palestra di ogni tentativo di resistenza.
Mi fa specie leggere, di questi tempi, dei tentativi di “abbellire” la città per le Olimpiadi Invernali, perché non me la immagino, come se la sua anima fosse refrattaria a questo tipo di cose. E lo è. Non a caso la Pinacoteca Agnelli, modernissima opera dell’architetto Renzo Piano, frutto di sforzi intellettuali ed economici, non è altro che un container, a forma di trapezio rovesciato, appoggiato sul tetto del Lingotto; sublime interpretazione dello spirito del luogo da parte dell’uomo o ennesima sottomissione all’anima della città, poco importa. Nelle sue strade risuoneranno sempre i ContrAzione.
“La città, una latrina dove impariamo a nuotare bene, a conoscere i canali e a sopravviverli, una latrina amica, nonostante tutto”.