[la Pagina del Capitano]

sábado, octubre 12, 2002


Postilla
Avevo scritto, qualche riga più sotto, parlando della modernità del soul, del modo di interpretare le canzoni da parte dei cantanti del genere “insieme appassionata e misurata, raramente sopra le righe”.
Palle. Ascoltatevi "Otis blue” di Otis Redding (Atco, 1966). Il cantato va sopra le righe di continuo, altro che raramente, sia nei pezzi più R&B, sia in quelli soul, in un blues di B.B. King come nella cover reinventata di Satisfaction.
Forse, scrivendo quello che ho scritto, pensavo ai più “levigati” cantanti di casa Motown; certamente parlavo conoscendo solo un numero limitato di esempi (come sto facendo ora, d’altronde). Ma ascoltando quest’album, veramente una delle cose migliori uscite negli anni ’60, può emergere anche un’altra verità; quella che Otis Redding fosse uno dei pochi, a prescindere dall’ambito, che potesse permettersi di infrangere le regole pur restando nel gioco. Credo sia così.
Come Maradona segnò di mano all’Inghilterra non a causa della svista dell’arbitro, ma perché, come figlio prediletto di Eupalla, poteva a suo piacimento plasmare la materia calcistica, così Mr. Redding plasmava la materia soul (e non solo), allargandone i confini senza lacerarne i margini.
Tutto qui.


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