[la Pagina del Capitano]

viernes, octubre 04, 2002


Sarà che sono inguaribilmente polemico, sarà che penso che il confronto possa essere stimolante, fatto sta che mi capita spesso di prendere un libro con cui so, almeno immagino, mi troverò in disaccordo. Stavolta è il turno di “brand:new” di Massimo Coppola e Alberto Piccinini (Minimum Fax), autori dell’omonimo programma di MTV, che si distingue dal palinsesto giornaliero dell’emittente grazie ai video, non certo per i siparietti che li intervallano.
Il libro, diviso in 17 capitoli corrispondente ad altrettanti mesi, dal Gennaio 2001 al Maggio 2002, raccoglie alcuni testi di questi siparietti, più altre cose che credo siano inedite: avventure accadute a lui o a suoi amici, scambi di e-mail, storielle inventate e così via. Io l’ho letto tutto fino al Luglio 2001 (circa pagina 100, su 210) e a salti fino all’Ottobre 2001 (pagina 145); so che non è bello, ma poi non ce l’ho più fatta. Non mi aspettavo di trovarvi qualcosa di illuminante, infatti non l’ho trovata. Mi aspettavo di trovare un borioso radical chic, fastidiosamente intellettualoide ed egocentrico, ma, sorpresa, non ho trovato neppure quello. I vari capitoli scorrono, lenti, in una noia mortale, pieni di favolette bidimensionali, inutili, senza ritmo, idee e mordente, neppure irritanti nella loro assoluta nullità. Può capitare, andando ad una mostra di arte contemporanea, di fermarsi davanti a un quadro che non è altro che una mano di colore steso uniformemente intitolato qualcosa tipo “Composizione #13” e chiedersi “è un’opera inutile e senza senso o sono io che non so coglierne i profondi significati reconditi?”. Bene, “brand:new” non fa venire neppure questo dubbio; pagine bianche. Proprio come il programma TV, che con le sue storielle e la sua imbarazzante retorica, non riesce ad essere eversivo (cosa che comunque non potrebbe mai essere), ma neppure sa generare qualche salutare contraddizione.
L’unica cosa significativa in questo libro è la velata critica a cui implicitamente viene sottoposto il mercato della cultura, perché far pagare 12,50 Euro una cosa del genere è senza dubbio una riuscita provocazione. Per fortuna io l’ho preso in prestito dalla biblioteca…


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